Nel dicembre 2025, in occasione del Convegno Inanellatori, ho avuto il privilegio di visitare il Museo di Storia Naturale della Maremma guidata da un ospite d'eccezione: il Direttore Andrea Sforzi. Sebbene di dimensioni contenute, questo museo è un vero "gioiellino" scientifico; una tappa imprescindibile per chiunque si trovi a passare da Grosseto.
Già prima della visita ero rimasta affascinata dal loro logo, interrogandomi sul suo significato. La sorpresa è stata scoprire, attraverso il racconto appassionato di Sforzi, che dietro quel segno grafico si cela una storia straordinaria.
Il logo rappresenta lo scheletro quasi completo di un Oreopithecus bambolii, rinvenuto il 2 agosto 1958 dal paleontologo svizzero Johannes Hürzeler in una miniera di lignite a Baccinello, nel comune di Scansano. (sotto uno schizzo mio della riproduzione di Oreopitheco esposta al Museo)
Non essendo una paleontologa, vi invito a scoprire i dettagli tecnici di questo eccezionale ritrovamento direttamente sul sito del museo;
https://www.museonaturalemaremma.it ciò che mi ha profondamente colpita, come illustratrice naturalistica, è stato il "dietro le quinte" di quel momento.
Hürzeler, trovandosi di fronte a un reperto di inestimabile valore ma nell'impossibilità di fotografarlo immediatamente per motivi di sicurezza, scelse di affidarsi al disegno. Nonostante non fosse un disegnatore di professione, utilizzò lo schizzo come strumento scientifico primario. Fece però qualcosa di più: trasformò quel disegno in una testimonianza storica e legale, facendolo firmare dai testimoni presenti al momento del ritrovamento, certificando così l'autenticità dell'evento (qui sotto la riproduzione dello schizzo originale per gentile concessione del prof. Andrea Sforzi, direttore del Museo)
Quello di Hürzeler non era un "bel disegno" nel senso estetico del termine, ma uno schizzo tecnico e preciso, nato per documentare l'evidenza. È lo stesso approccio che adottavano i pittori naturalisti al seguito delle grandi spedizioni di Darwin o Cook: un atto di osservazione pura volto a conoscere, memorizzare e comunicare
Ancora oggi, noi illustratori naturalisti facciamo lo stesso. Quando siamo sul campo con taccuino e acquerelli, portiamo avanti un linguaggio ancestrale che non si è mai interrotto. Dalle prime linee tracciate con ocra e carbone nelle caverne fino ai taccuini moderni, il segno grafico rimane il nostro strumento più potente: non solo un mezzo di comunicazione, ma un atto di memoriae una testimonianza tangibile del mondo naturale.
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